E siamo all'epilogo di questa breve ma intensa vacanza, anche se di vacanza, nel senso pieno del termine, non si può parlare, tanto pieni sono stati questi giorni.
L'ultimo giorno trascorso da soli, i miei con Anna e Giacomo venivano l'indomani, siamo appena tornati dal mare. Il sole è ancora forte ed irradia la stanza dove riposiamo in silenzio, ad occhi aperti. Ho osservato i comodini ai lati del letto sui quali ci sono dei libri impolverati che nessuno di noi ha letto, troppo intenti a leggerci dentro.
Il libro che ho portato con me, Demian di Hesse, giace intatto, mi riprometto di leggerlo a Celano; le ho detto "Esther... e i tuoi libri?" Li ho indicati. Lei ha fatto una smorfia, ha detto "i libri?! Già... non li ho proprio toccati... E' tutta colpa tua Pietro..."
Le ho detto "mia?... perchè?!"
"Tua tua...", ha detto Esther "si tua perchè sei terribile..." "Non fare la santarellina Esther... piuttosto parlami un po' di te Esther, dei tuoi programmi...".
Si è sollevata, ha sistemato il guanciale, ha detto "beh, li conosci... oltre agli studi di pedagogia, vorrei lavorare all'asilo. Già adesso lo frequento una, due volte alla settimana non di più, come mi ha suggerito Clara, infatti, secondo lei, è bene che mi dedichi agli studi per completarli al più presto, col tempo è chiaro però che la mia frequenza diventerà più assidua."
Le ho detto "bene, brava, sono contento, è un lavoro oscuro, il vostro, senza fanfare, ma prezioso, direi determinante, è una dedizione che ammiro molto, sai a volte penso che mi piacerebbe essere un bimbo e venire lì, all'asilo, per stare con te, giocare e sedermi sulle tue ginocchia, fare i capricci e farmi dare un sacco di baci, eh come li invidio quei bambini per tutto quello che riceveranno da te... e... ehm...". Non so che mi ha preso, voglio avvicinarmi a lei, sono già a contatto, non so che mi prende, voglio nascondere il viso e affondare nei suoi capelli, sentire il suo battito, il tepore del suo seno sicuro. Ho voglia di piangere, sto già piangendo, a dirotto, singhiozzo, ma che cosa mi prende! Cribbio, sto piangendo come un bambino, sto pensando ai bambini,sto ricordando la mia infanzia felice spensierata e passata. Mi scivolano davanti agl'occhitutte le foto e i vecchi filmini in super-8 giarati da mio padre e mio zio, a Celano, io piccolo in braccio a mia madre, mio nonno, mia nonna. Esther mi avvolto maternamente carezzandomi il viso, ha cercato di guardarmi negli occhi, ma mi vergogno; dolcemente mi ha detto "ma sei proprio un bambinone...", e ha lasciato che le lacrime calde sgorgassero, non so cosa esattamente ha mormorato, ma più che parole sono stati suoni, melodie, note.
Poi ho smesso. Ho sollevato il viso, ho sniffato, ho asciugato le guance sul cuscino, l'ho guardata, le ho detto "è un pianto di gioia il mio, ma anche di malinconia, per quello che se ne va, che si perde nel tempo anche se non nella memoria... e noi? Questo nostro legame, quest'amore. Un giorno si spegnerà? Per diventare affetto, noia... indifferenza, odio? Spero di no, ma voglio dirti che ti porterò per sempre, per sempre, con me, come una gemma... lo so... lo so che queste sono frasi fatte, buone per tutti gl'innamorati, ne son piene canzoni e poesie, ma non posso fare a meno di dirtele... "
Esther ha detto "Pierto non dobbiamo avere paura della nostra semplicità e sincerità, perchè credere nel nostro amore può essere fino a un certo punto una cosa ovvia... e poi sono sicura che il nostro amore non si spegnerà, lo sento, non ci sarà mai noia e nemmeno odio e ti amerò per sempre, ma adesso... è tempo di danzare, abbiamo parlato anche troppo... ", mi ha invitato dentro di lei, a morirle dentro, ha innaffiarle le viscere, mentre ci siamo persi mi ha detto all'orecchio "Pietro ti penserò sempre in questi giorni quando saremo lontani, sarò con te ancora qui a Scario e lassù, come dici tu, tra le tue care e verdi montagne, non dimenticarmi Pietro, non dimenticarmi..."
Ultima serata, serata speciale, abbiamo acceso finanche il caminetto nonostante non è la stagione più appropriata, ma il fuoco possiede un fascino che può andar bene sempre. Menu: carne e bruschette alla brace. Esther ha detto "ottimo!" Mi sono messo all'opera. Ho recuperato la legna e delle fascine, una volta ottenuta una buona brace, ho posto su una griglia delle fette di pane. Fattele abbrustolire, le abbiamo condite con un pinzimonio preparato sapientemente da Esther a base di pomodoro, aglio, basilico, olio e un pizzico di sale. Le abbiamo mangiate accompagnandole stavolta con del vino rosso che meglio si sposa al menu. Poi ho arrostito le bistecche che ho condito con olio vino e limone a macerare con foglie di salvia, utilizzando dei dei ramoscelli di rosmarino che cresce copioso in giardino.
Durante una pausa Esther mi ha chiesto "ma com'è che dalla... Marsica tuo padre è arrivato a Napoli? e tua madre di dov'è, abruzzese anche lei?"
"Mio padre, finito il liceo classico, che frequentò ad Avezzano, chiese al nonno Rocco, questo a guerra ormai finita, e dopo i primi approcci alla politica e al giornalismo, chiese appunto, di poter andare a studiare Giurisprudenza a Napoli e poichè aveva ricevuto un'offerta di collaborazione da una rivista di un suo amico, dedicarsi in parallelo al giornalismo. A Napoli venne a contatto con numerosi studiosi e giovani giornalisti, coagulati da una comune fede anti-fascista e socialista; furono, come spesso ama ricordare mio padre, anni di duro sacrificio, ma ricchi di amicizie e soddisfazioni. Fu la Rivista che però lo prese sempre di più diventandone cogli anni capo redattore, condirettore e, infine, alla morte del fondatore, il suo maestro Ernesto Cacciatore, ne rilevò dagli eredi la proprietà aiutato dai pochi risparmi dei miei nonni, ben felici di aiutarlo. Contemporaneamente si buttò nella vita politica ricoprendo incarichi in seno alla Federazione Regionale del partito tuttavia non interessato, benchè spesso sollecitato, a candidarsi alle elezioni sia locali che politiche. E io so il perchè. Mio padre ha cinquant'anni, appena io Anna e Giacomo ci saremo laureati, lui vuole ritornare a Celano, stabilirsi lassù, stare con mia nonna negli ultimi anni della sua vita e candidarsi per cercare di diventare sindaco. Quello è il suo cruccio in questi anni. Sente di aver tradito la Marsica, la sua gente, vuole riscattarsi, staremo a vedere. Ma ritorniamo ai tempi andati. Poi conobbe mia madre. Ad una conferenza dove mio padre figurava tra i relatori. Mia madre era tra il pubblico, in quanto anche suo padre, il nonno Alberto, era dirigente del partito e già conosceva mio padre. Dopo la conferenza vi fu una cena proprio a casa di mio nonno che gli presentò la figlia. E li sbocciò. Un amore a prima vista, raccontano tutti e due. La mamma rimase affascinata da quel corteggiamento particolare di mio padre che riuscì ad essere galante e gentile parlando di politica, di libri e altre questioni impressionandola per la vastità delle sue conoscenze. Le raccontò inoltre, e io in questo mi sento simile a lui, delle sue origini abruzzesi, della nostalgia quotidiana per le sue montagne, dell'affetto e della gratitudine che sentiva per i suoi vecchi genitori. Rimase estasiato dalla bellezza di mia madre, bionda, alta, e così dal suo temperamento gioviale e simpatico, sempre con la battuta pronta. Fu facile intendersi perchè avevano in comune la stessa fede politica e sintonizzati sulle medesime sensibilità. Dopo una breve frequentazione si fidanzarono ufficialmente, chè così si faceva all'epoca! I genitori di mia madre accolsero come un figlio mio padre e dopo un anno e mezzo si sposarono, questo nel cinquantacinque, a gennaio, e dopo un po' nacque il sottoscritto, poi Annarella e Giacomo."
"È proprio una bella storia questa, e i tuoi si amano ancora?"
"Penso di si, anzi sono sicuro, vedi, loro sin dall'inizio, oltre la naturale reciproca attrazione, hanno condiviso un progetto che ancora li accomuna. La Rivista e l'impegno politico-culturale. Infatti subito mia madre divenne la collaboratrice più preziosa di mio padre, la sua socia in tutto e per tutto e così per l'impegno nel partito. Penso che sia stata una buona moglie, e per quel che mi riguarda, una buona madre. Eh! Me li ricordo ancora, come adesso, tutti e due insieme a studiare, a leggere, e a scrivere fino a tarda notte. Si sono inoltre sempre trovati d'accordo sulla nostra educazione e io e i miei fratelli siamo cresciuti nell'esempio dei valori nei quali essi credevano e credono, la carità la libertà, la giustizia. Ma la cosa più bella di cui dò atto a mia madre è stata come lo è ancora, l'amore per le nostre radici abruzzesi che lei ha fortificato e rafforzato in ciascuno di noi. Lei, napoletana da generazioni, è infatti attaccatissima alla Marsica, a Celano. Senza mai esserci andata, amò quei luoghi fin dal primo momento, appena sentì l'amore che papà nutriva per quelle terre. Amandolo amò il suo paesetto, la sua casa, le pietre e la terra e fu lei a piangere più di tutti quando il nonno Rocco morì, come e più di una figlia per lui, che non aveva avuto figlie femmine. Ma anche nonna Maria Carmela l'adora. Ecco questo è il progetto d'amore al quale i miei si sono ispirati con coerenza e sacrifici. Un amore posto al servizio degli altri per un ideale di solidarietà e di giustizia. Noi, come ti dicevo, siamo cresciuti in questo clima, in quest'esempio, senza troppe discussioni o prediche respirando un'aria di libertà e di apertura in una casa sommersa da libri e giornali. E ricordo anche, sin da quando ero bambino, le cene con i loro amici, davanti a grossi bicchieri di vino, discutevano di politica, della vita, delle loro speranze in un mondo migliore, tutti accomunati da un comune ideale, da una tensione per una società più giusta e libera. Ma non pensare che tutto sia stato, come si dice, rose e fiori. Momenti di difficoltà ce ne sono stati e anche tanti, ma siamo riusciti, mi metto anch'io, a superarli. Da una parte mio padre, passionale e ardente, dall'altra lei a bilanciarlo con la sua innata saggezza, con un senso di equilibrio e ottimismo."
Esther mi ha chiesto "e tu ? A chi ti senti più somigliante?"
"Io? Io sono un misto, passionale ma anche razionale, forse troppo!, ma sono sopratutto un ribelle, uno spirito contestatore come loro, anche se, forse, il mio, probabilmente per l'età, è un ribellismo donchisciottesco. Si è ribelli per età, per carattere, per educazione, sono un ribelle ma per adesso il mio spirito si rivolge al quotidiano, anche se penso di aver fatto la mia parte, seppur modestamente. Spesso, e tu lo sai, bisogna lottare proprio con se stessi e vincere dentro di se il conformismo, la moda, soprattutto quella che si dichiara progressista di sinistra. Tu sai i miei trascorsi di extraparlamentare, e sai che ero sincero, però in quei contesti si respirava un clima di conformismo, di adesione a verità granitiche, poco spazio per i dubbi, tante certezze, tanti miti, ma anche tante utopie. Oggi ho meno miti, sono più scettico, sono ancora un ribelle... del resto io sono marchiato, non sono battezzato non credo nella Chiesa e in nessuna Chiesa, fino a qualche tempo fa avevo una fede incrollabile in una religione che si chiamava comunismo, adesso ho molti dubbi e mi dichiaro, imitando Silone, un socialista senza partito, e un cristiano senza Chiesa."
Esther ha detto conciata "aspetta, aspetta, stai correndo troppo...ma come non sei battezzato?"
"No, non lo sono. ti sorprende? i miei non si sono sposati in chiesa ma solo in municipio, ma siamo tutti quanti noi molto religiosi, appunto cristiani senza Chiesa. No, nè io, nè i miei fratelli siamo stati battezzati, la chiesa cattolica, ci dissero i nostri genitori, era, come è, troppo compromessa con il potere: ieri con i fascisti, oggi con i democristiani e domani con chi più gli farà comodo. No, Gesù era contro il potere e lo ha combattuto, e dal potere fu mandato sulla croce. Non ammise compromessi, e quindi sotto il tetto della chiesa non ci può essere spazio per i corrotti, i violenti, i predatori, gli assassini, quelli appunto che decisero la crocifissione di Gesù Cristo. Per i peccatori lo spazio c'è, del resto tutti lo siamo, ma per i peccatori pentiti non come quelli, ipocriti, che Cristo chiamava sepolcri imbiancati, belli di fuori ma puzzolenti dentro. Certo i miei genitori all'epoca diedero scandalo, ma non ci fu niente da fare, neanche per le rispettive famiglie, furono irremovibili e coerenti, sposarsi in chiesa sarebbe stata un'ipocrisia, nonostante si professassero, come tuttora, cristiani. Ma il loro è un modo di intenderlo radicale, semplice, da attuare colle opere, piccole se vuoi... e anche per questo presero a cuore le sorti dell'Asilo, ricordi? Fedeli all'insegnamento di Cristo per il quale i bambini erano i preferiti. Infine molto ha giuocato nel loro spirito religioso Silone con il suo Cristianesimo semplice e autentico, saldato al socialismo umanitario intimamente collegato ai valori evangelici. Ciò non toglie che noi possiamo fare diversamente, nulla ci è stato imposto, e niente rimpiangiamo, anzi, per esempio Anna e Giacomo sono andati ad un raduno di Boy-Scouts, sono liberi, e se vorranno battezzarsi, ricevere i sacramenti nessuno glielo impedirà, così anch'io."
Esther mi ha dato l'impressione di essere turbata ma al tempo attratta dalla mia storia; mi ha chiesto "e tu che farai?"
"Non lo so, chi lo sa? Ma ti confesso che la comunione noi la facciamo, una volta all'anno, a Celano, a Pasqua. Il mercoledì santo, tutti quanti insieme facciamo il pane... chi versa l'acqua, chi la farina, chi impasta... poi lo mandiamo a cuocere e lo mangiamo ancora caldo insieme al vino."
"Ma questo è possibile secondo la Chiesa? O non'è... blasfemo?"
"Sicuramente si... ma noi con quella Chiesa abbiamo ben poco a che fare... la Chiesa, come disse Gesù, siamo tutti noi... Ti dicevo del pane e del vino... mia nonna li consacra e santifica ricordando il sacrificio, l'amaro calice che Nostro Signore dovette bere... in fondo a causa nostra... del resto mia nonna ha visto più di una volta Gesù nella Marsica."
"Veramente?", ha esclamato esterrefatta.
"Certo... tutti i poveri, i miseri, i cenciosi puzzolenti, i nostri pastori... i mendicanti... chi è secondo te Gesù? Nacque in una stalla adagiato in una mangiatoia... e l'annuncio della sua nascita fu dato ai pastori, agli uomini semplici..."
Concluso quel lungo monologo ho bevuto del vino, Esther mi guardava sorridendo ma pensosa.
Non che mi scandalizzasse quanto mi ha detto Pietro, però è la prima volta che m'imbatto con uno scenario tanto diverso dal mio. Certo ho ricevuto dalla mia famiglia, in particolar modo da bambina, tutti gl'insegnamenti che la religione cattolica impone, naturalmente sono stata mondata dal peccato originale e battezzata nonchè, coerentemente alla tradizione, ho fatto "la prima comunione", all'età di nove anni senza capirci un tubo, e quello che mi ricordo sono le pizzette di Moccia, la torta, la coca-cola, le bomboniere e i regali costosi ricevuti dal parentado tutto. Ma, come accade spesso, mi sono con gli anni allontanata da quelle che ritengo più che altro consuetudini e convenzioni. Quello che ho conservato dentro di me è una sensibilità che mi fa sentire vicina alla figura di Gesù, alla Sua Buona Novella che secondo me si risolve essenzialmente nel Discorso della Montagna: le Beatitudini. In molte occasioni ho polemizzato soprattutto con mia madre, bizzoga e sanfedista, alla quale non garba la vita che conduco, la ritiene addirittura immorale, in antitesi ai principi e ai comandamenti della Chiesa.
In effetti l'espressione usata da Pietro, cristiano senza chiesa, appare calzante anche a me. Gli ho detto "io, diversamente da te, ho fatto le esperienze... religiose nel solco della tradizione... e per giunta ho dovuto frequentare le scuole dalle monache fino alle medie ... poi, sai ... anch'io sono una ribelle, cosa pensi di essere il solo?, e ho dovuto lottare soprattutto con me stessa, con tutte le cose sbagliate dell'educazione inculcatami a casa ... dalle monache... quel falso moralismo, quel perbenismo stantio e ipocrita, quei precetti assoluti e innaturali... ma ci vuole coraggio, non puo permetterti pause... penso di averne, di coraggio, ma... non sempre è facile!"
Pietro ha detto "essere ribelli non significa aver sempre ragione, spesso lo si è per spirito di contraddizione, e non è mica detto che sia nel giusto, del resto... il dubbio vale per tutte le cose. Ritornando alle questioni religiose si tratta appunto di superare, come hai detto, il moralismo, il formalismo, i dogmi, e penso che tu sia molto religiosa, lo dimostrano tante cose, la tua sensibilità, la tua innata bontà, anche se sei stata qualche volta con me cattivella,... e poi il tuo amore per i bambini, cosa c'è di più cristiano?"
Ho pensato "e se un giorno ci sposiamo?"
Gli ho chiesto "Pietro, senti ma... e se un giorno... io e te... cioè, si... insomma se un giorno ci sposiamo, non ci sposeremo in Chiesa?" Povero Pietro, sono saltata di palo in frasca, e per di più gli propongo di sposarci, e in Chiesa. Sono strana. Sono strana?!
E' molto stupito. Si gratta la testa come fa sempre quando è in ambascia. Una pausa, un'altra pausa. Parole difficili. Pietro mi ha detto "mi sembra un tantino prematuro parlare di matrimonio, Esther. Appena appena ci siamo fidanzati dopo mesi e mesi travagliati, questo non vuol dire che la prospettiva di stare con te... per sempre non sia meravigliosa. Però, io penso che noi dobbiamo vivere quest'amore giorno dopo giorno, godere la libertà del nostro stare insieme senza regole, senza cadere nel falso moralismo, nei modelli culturali stereotipati, Noi e soltanto Noi siamo i padroni della nostra vita, del nostro tempo. E' bello stare qui con te, senza l'assillo dell'orologio, del tempo, per quanto il tempo sia tiranno e da dopodomani non staremo più assieme. Il tempo però non è soltanto lo scorrere dei giorni dei mesi, è anche, se non soprattutto, uno spazio tutto nostro, dove possiamo plasmarlo il tempo, Noi, secondandolo alle nostre reciproche aspettative. Il tempo, Esther, siamo Noi..."
Si è davvero prematuro, sono un'inguaribile romantica, e il vestito bianco con annessi e connessi ancora mi lusinga, meglio laciar perdere. Intanto mi è venuto freddo. Ci siamo avvicinati al fuoco, Pietro ha riattizzato la brace morente. Ci siamo accoccolati intorno al camino. Pietro ha preso una coperta e l'ha stesa sul pavimento. Le fiamme hanno avvolto i tronchi di ulivo e di quercia, ci siamo riscaldati. Un dolce concerto intanto proviene dalla campagna là fuori, cicale, grilli, uccellini. Abbiamo gustato il silenzio, arrossati dalle fiamme crepitanti, che creano ombre ingigantite sulle pareti. Pietro mi ha preso le mani, me le ha baciate, poi ha sollevato il polso con il monile, avvicinandolo alla luce del fuoco. Gli ho detto "la mezza luna... la stella... il cuore... che carini, è bellissimo questo braccialetto, da quando me l'hai dato non smetto di guardarlo." Con fare vanitoso ho detto ancora "mi sta bene, vero?" Pietro ha detto "benissimo!" Gli ho chiesto "e come mai hai scelto questi ciondoli? Come facevi a sapere che mi piacevano?!"
"Bah, come facevo... miracoli dell'amore! I ciondoli?, allora.... la stella sei tu, pensavo di averti perduta dopo averti visto una sera nel cielo ... riconosciuta tra milioni di stelle ... pregai il Dio del Vento che mi portasse da te... ma non ti trovavo più... e pensai di averti perduta... ma adesso ti ho ritrovata; la mezza luna è la luce... ma non quella solare calda e asfissiante, ma luce fresca e azzurra... la notte era buia senza di te e pregai il Dio della luce che mi illuminasse... adesso risplendo con te; il cuore... era il mio e il tuo, ma erano divisi e lontani e pensavo che non avrebbero potuto battere e pulsare insieme... pregai il Dio del Cuore... adesso c'è un solo battito... la stella, la mezza luna e il cuore si sono riuniti, attaccati e saldati da questa catenina... e ogni maglia rappresenta una stagione come una vita senza fine...senza che s'interrompa... il tempo si confonde, passato presente e futuro si cancellano davanti all'infinito..."
Esther si è abbandonata leggera sul mio petto per ascoltarmi il cuore. Ci siamo spogliati ammirandoci, pervasi dalla luce delle fiamme schioppettanti... i riflessi che emanano si intrecciano ai nostri capelli. Le ho raccontato una fiaba cullandola, Esther si è addormentata, lanciata dalla mia storia semplice di rospi e fate e principi e principesse verso cieli senza nuvole e pascoli verdi, nel pronunciarla sono entrato anch'io nella fiaba, il fuoco si è ormai assopito, Piffero e Flauto accoccolati e acciambellati accanto ci hanno vegliato proteggendoci da qualsiasi demone o fantasma.
La mattina dopo, bruscamente m'ha svegliato lo squillo del telefono, sbadigliando e assonnato ho raggiunto l'apparecchio, davvero maledetto. Mio padre; ha detto "domani, nel pomeriggio saremo a Scario. Tutto bene? Bene, anche noi. A domani e saluti a Esther!"
Posato il ricevitore sono rimasto seduto sulla poltrona guardando Esther ancora dormiente. Non voglio svegliarla, è l'ultima volta che posso vegliarla, il suo viso è sorridente. La vacanza sfuma, il tempo è davvero tiranno, questa settimana è volata, mi viene l'ansia, reprimo il magone che mi sale nella gola.
Mi sono avvicinato per svegliarla dolcemente, "buon giorno ... amore..."
Stiracchiandosi ha detto "buon giorno anche a te...". Le ho detto con voce mesta "ha telefonato mio padre, arriveranno nel pomeriggio... spero ti faccia piacere nonostante il loro arrivo significa la tua partenza..."
Non ha profferito parola, mi ha dato un bacetto, è scivolata via coprendosi con la coperta, in cucina ha bevuto, si è inerpicata su per la scala a chiocciola.
Abbiamo fatto colazione silenziosi. Abbiamo riordinato e pulito la casa facendo molta attenzione alla camera da letto senza lasciare tracce della nostra presenza, le lenzuola matrimoniale debitamente nascoste nel mio borsone, le porterò con me a Celano, le farò lavare in una lavanderia. Ho chiamato Tonino avvertendolo dell'imminente arrivo della famiglia. Siamo andati al porto.
Mentre manovravo nella rada sempre più caotica di barche, motoscafi, gommoni eccetera, Esther ha detto "uffa uffa uffa!! È l'ultimo giorno ultimo bagno, ultima notte... sono triste."
"Anch'io... ma non pensiamoci, piuttosto dove vuoi che ti porti... di nuovo a Punta Infreschi?"
"Si, si, è il posto che più mi è piaciuto, però vorrei guidare la barca, posso Pietro?" Le ho lasciato il timone, Esther ha preso il posto di comando divertita. Esther si è messa in piedi e sicura afferra il timone, questa scena mi compiace, Esther sicura e fragile, arrogante e confusa, ma soprattutto selvaggia e ribelle. Le ho detto per irretirla "però, ma sei proprio brava, lo sai? Sei la mia allieva... in tutto!"
Prontamente ha ribettuto dicendo "e no caro: forse in barca... ma dove pensi tu... mi dispiace, ma ti ho dato ampie dimostrazioni... altro che allieva!", e mi ha guardato con aria di sfida. Ho pensato "effettivamente Esther si è dimostrata molto audace e abile conoscitrice dei reconditi luoghi del piacere...", ho ricordato soprattutto la tortura sotto la doccia dove mi sono sentito suo schiavo d'amore. Poi mi è sorto un dubbio, vittima della sua controprovocazione. Esther sei una troia. Mi è venuto in mente di schiaffeggiarla, dirle "sei una puttana, una bugiarda!" Un misto di passione e gelosia mi ha dato alla testa. In quei pochi minuti ho sperimentato dentro di me un ennesimo e acerrimo conflitto: da una parte la mia libertà, dorse presunta?, da ogni schema e tabù; dall'altra, l'istinto del maschio, la gelosia, la paura, un'altra faccia di Eros. Ho ricordato ancora una volta la storia di Psiche e Amore e i loro tormenti; sto cercando le parole per controdedurre ad Esther. Non può passarla liscia; le ho detto "già, mi hai dato... come hai detto? Ah, si... ampie dimostrazioni e...ehm... si...", mi sono bloccato, intuendo che la sottile provocazione di Esther è riuscita in pieno: non posso reagire; se le dò della puttana mi dò una zappa sui piedi facendo una pessima figura; se mi metto in competizione faccio la figura del ragazzino: sono in un cul de sac! Esther mi ha guardato muovendo il viso; con un sorriso disarmante e da finta ingenua, quale non è, ha detto "allora, Pietro, che c'è? Hai perso la parola?"
Non so che pesci pigliare, che cazzo dire. Respiro profondo. Eureka! La provocazione va aggirata semplicemente. Eccellente, Pietro!
Le ho detto pacato "ma io lo sapevo già... per questo ti ho voluto e desiderato, e ti amo, ed è stato bello imparare a fare l'amore... insieme; no, prima scherzavo, nessun maestro, nessuna allieva, ma entrambi pionieri, scopritori del mondo del piacere, la scoperta più bella insieme a tante altre. Di solito, sai che succede, a proposito di maestri e allievi? Che l'uomo conosce, biblicamente!, donne più grandi ed esperte che gl'insegnano a far l'amore, con tutti i trucchi, gli artifici e anche le tecniche affinchè, strano ma vero, i maschioni smaliziati possano violare le vergini; iniziati, quindi, all'amore dalle donne, iniziatori, loro, poi delle donne. Chi ha iniziato per primo? Non lo so. È come domandarsi se è nato prima l'uovo o la gallina. Ma non sempre è così, non sempre cioè gli uomini e le donne si iniziano in questo modo e infatti, manco a farlo apposta, noi siamo un'eccezione perchè nessuno aveva fatto l'amore... e questo penso che sia una delle cose più belle che ci potesse capitare. Nonostante la nostra inesperienza la prima volta è stata dolce e tenera e sono contento che per te non sia stato traumatico... ci siamo infatti lasciati guidare dall'istinto e da una insita dolcezza e naturalmente dall'amore... che è facile se si possiede un cuore libero dalle ipocrisie moralistiche. Fare l'amore è gioia, dono, apertura all'altro, comunicazione, nel mostrare le proprie nudità si deve necessariamente mostrare anche l'anima, e non provare vergogna è sintomo di amore di sè e dell'altro; chi rifiuta l'amore, forse, è un egoista, tutto chiuso nel suo guscio, incapace di mostrare non solo il suo corpo ma anche la sua stessa vita; vuol dire che non ci si vuol bene abbastanza, che si ha paura dell'altro, rifiutando il dialogo intimo dei corpi. L'amore, il sesso, se vuoi, fa bene, ma qui è chiaro che entrano in gioco mille altre questioni molto complesse. Per adesso, ti confesso, ma tu lo sai bene, che i momenti più belli sono stati quando abbiamo fatto l'amore e così dopo, addormentati e sognanti, finalmente ancorati nel nostro mare tempestoso. E d'altra parte Eros senza amore è solo sesso, e amore senza Eros è astrazione, illusione. Non esiste Eros senza amore e viceversa, e chi lo nega è in mala fede oppure soltanto uno stupido! Non ti pare, cara Esther, cara la mia comandante... ma insomma quando arriviamo?"
Esther ha detto "eccoci, siamo arrivati... va bene quì?"
"Si, mio comandante, benissimo!"
"Allora buttate l'ancora ... mozzo!", mi ha intimato divertita dal nuovo gioco. Mi sono messo sull'attenti e ho gettato l'àncora annodando la cima alla bitta. Le ho chiesto "adesso cos'altro posso fare, o mio comandante?"
Con piglio lei ha detto "mozzo: ho sete, portami da bere e subito!"
Immediatamente ho preso la bottiglia d'acqua, avvicinandomi in un baleno ho capovolto la bottiglia sulle spalle e il viso di Esther, l'acqua è gelida, Esther ha gridato, io mi sono messo a ridere, mi ha riempito di improperi, ha cercato di pizzicarmi ma sono stato più lesto e mi sono lanciato invitandola a fare altrettanto. In acqua ho levato via il costume assaporando un senso di libertà, Esther, dopo aver fatto pace, mi ha imitato, e gettati i costumi in barca, come due pesci abbiamo cominciato a nuotare, con ampie bracciate, sgusciando come delfini imitandone il verso!
... e, racconta un vecchio marinaio di Maratea, quel giorno tutti i pesci del golfo di Policastro sembravano impazziti ... si videro branchi di delfini scivolare sull'acqua, saltando giocosamente verso Punta Infreschi, racconta ancora, il vecchio marinaio, che il mare si colorò di raggi multicolori e che le stelle marine si accesero sui fondali ... quel vecchio marinaio però, non fu mai creduto!
Rincasati poco prima del tramonto, abbiamo trovato la famiglia al completo e, naturalmente, il buon Tonino. Dopo i convenevoli, e un pizzico d'impaccio corso tra Esther, mammà, papà, e, s'intende, il sottoscritto, abbiamo gustato dei succhi di frutta in giardino. Poi, visto che cominciava a far scuro, mia madre, Anna ed Esther si sono messe ai fornelli, mentre io, Giacomo, mio padre e Tonino chiaccheravamo davanti ad una caraffa di terracotta ricolma di vino fresco con delle percoche a macerare. Tonino ad un tratto ha poggiato sul tavolino un fiasco impagliato di vino color rossiccio; lo ha versato nel bicchiere di mio padre e gli ha detto "bevete, bevete Nicò, e ditemi che ne pensate, è vino vecchio, ma buono...". Lui ne ha inspirato il profumo e lo ha degustato a piccoli sorsi; ha annuito con la testa e ha detto soddisfatto "speciale, veramente speciale Tonì... come sempre!!", Tonino visibilmente compiaciuto ha versato da bere anche a noi, abbiamo apprezzato, ho portato del vino anche alle donne che armeggiavano ai fornelli.
Più tardi, apparecchiata la tavola sul patio, è arrivata una fumante sperlonga di maccheroni al sugo con melanzane e mozzarella, rinverditi da foglie di basilico. Abbiamo brindato ancora all'estate e ai giorni futuri, mio padre ha brindato in onore di Esther, ha detto "alla nostra ospite che purtroppo domani ci lascia, ma che sarà sempre la benvenuta!"
I bicchieri hanno tintinnato, Esther è arrossita contenta, Giacomo non ha perso l'occasione di sfruculiare, e ha intonato un "auguri, auguri, bacio, bacio!", è stato subito zittito dallo sguardo severo di mio padre. Ho abbracciato da tergo Esther, ho chiesto la parola, mi sono messo all'impiedi, ho levato il bicchiere al cielo; ho detto "vorrei fare due brindisi; a Tonino: grazie per la tua amicizia e la tua umanità, sincera come il vino di queste uve delle tue terre che ormai sentiamo come nostre, la tua amicizia, Tonì, vale un tesoro!", i bicchieri si sono avvicinati, Tonino commosso ha detto "grazie, grazie, cumpà!"
"Poi, un altro brindisi ai nostri genitori, per questa magia, questa pace e quest'allegria serena, merito vostro che ci fate apprezzare le cose belle, semplici ed essenziali, grazie!", i calici si sono toccati tintinnando, mammà e papà hanno sorriso. I brindisi sembravano conclusi, Esther, sorprendendo tutti, ne ha proposto ancora un altro. Mio padre ha detto "silenzio, sentiamo Esther...". L'ho guardata curioso.
Esther ha alzato il suo bicchiere; ha detto "vorrei brindare ad Anna, Giacomo e Pietro, per la loro bontà e ospitalità, per l'amore che sentono per le cose belle, le loro care montagne abruzzesi dove un giorno spero di poter venire anch'io!, e così ringrazio Nicola e Francesca!"
Mio padre ha fatto un piccolo balzo sulla sedia, ho capito subito l'effetto che gl'hanno provocato le parole di Esther; lui ha detto "cara Esther, ti ringraziamo per queste parole che non mi sorprendono, sei la benvenuta e t'invito formalmente a venire a Celano, quando vorrai!"
Esther ha ringraziato e persa ogni timidezza ha augurato "buon appetito a tutti!", ci siamo gettati affamati sui maccheroni, il vino è scivolato nelle gole arse dalle lacrime da tutti inghiottite, rinfrescandole.
Dopo cena ho domandato ad Anna se per caso si era fidanzata, ma Anna, non malcelando con un'espressione seccata il fastidio a quella che sentì un'indebita intrusione nella sua vita privata, ha detto "non sono fatti tuoi, Pietro!!"
Mi ha raggelato, le ho detto "scusami, non volevo essere indiscreto...". Mia madre prontamente è intervenuta per sdrammatizzare, abilmente ha cambiato discorso per proteggere Anna dalle facili battute mie e di Giacomo, Anna infatti si era fidanzata per davvero, come mi confessò il giorno dopo. Mio padre è stato zitto. In effetti è geloso della sua bambina. Insomma qui sta succedendo un casino. Qui stiamo crescendo tutti. Mia madre è gelosa di me, mio padre di Anna, Giacomo probabilmente perlomeno una cottarella ce l'avrà, e finisce che mammà e papà saranno gelosi entrambi, meglio eclissarsi e tagliare la testa al toro. Ho detto ad Esther "è tardi, andiamo a dormire, domani il treno parte alle sette e mezza!" Mia madre ci ha guardato, quel "andiamo a dormire" l'ha lasciata di stucco. Immediatamente prima che congetturasse cose sbagliate ho detto "Anna: Esther dorme con te, problemi?" Anna ha detto "no, per carità!" e rivolta ad Esther le ha detto "sono contentissima Esther!" Bene, bene. Oddio, è chiaro che io ed Esther vogliamo dormire insieme, potevamo anche mettere tutti dinanzi al fatto compiuto. Meglio evitare, d'altronde Esther mi ha espresso le sue titubanze, l'imbarazzo che avrebbe provato. Apparentemente sembra una formalità, non è così, meglio salvaguardare la nostra giovane intimità e non creare imbarazzi negli altri.
Abbiamo dato la buona notte e, saliti al piano di sopra, siamo rimasti a chiacchierare di cose banali, ci siamo salutati impacciati, Esther è scivolata dentro la camera di Anna senza voltarsi.
Sono in camera mia. Il distacco e la lontananza da Esther è già iniziata, mi sento svuotato e depresso; ho ricordato quanto mi ha detto Renato, un po' di lontananza ci farà bene, ma è difficile accettarla. Ho ricominciato la lettura del libro di Hesse, ho letto una ventina di pagine, poi il libro è cascato sul pavimento, ho abbracciato il cuscino: la federa è del cuscino di Esther, non l'ho cambiata appositamente per sentire, fin quando rimarrò a Scario, ogni notte il suo profumo che ha impregnato il tessuto...
Sul treno, l'indomani, proveniente da Reggio Calabria abbiamo preso posto in uno scompartimento per fortuna vuoto. Siamo stati in silenzio leggicchiando fino a Battipaglia. Poi Esther mi ha chiesto "che c'è, hai perso la parola?"
"Uhm, niente... cioè... è che sono un po' triste Esther, sinceramente, non c'è nient'altro... questi giorni sono volati, succede sempre così non è vero?, e poi, quando ti rivedrò?"
"Anch'io sono un tantino triste, ma ci rivedremo presto... e poi un po' di lontananza da me ti farà bene."
Pacato le ho detto "solo a me? E perchè mai, scusa? Meglio sarebbe dire a tutti e due, non credi?"
Esther ha mosso il viso e ha replicato "si, forse, ma in parte, perchè penso che tu ti stia facendo troppo coinvolgere dalla nostra storia... pensi che io sia tua, che la pratica sia ormai chiusa. Ma t'illudi, non sono tua! Adesso siamo in vacanza, poi torneremo a Napoli, alla vita di tutti i giorni, il nostro rapporto è tutto da verificare, non pensi?"
L'ho guardata, mi ha sorriso con quella faccia da finta ingenua che le serve per farmi squagliare. Che dovrei fare? Incazzarmi? Dirle che in effetti un po' di lontananza farà bene ad entrambi? Perchè solo a me? Ho evitato e ho cambiato discorso domandandole dei suoi programmi.
"Starò a Massa finchè non partiamo per l'Elba con Ileana e Sandra: andremo in treno fino a Livorno e da lì in traghetto per l'isola: a Porto Ferraio staremo in una piccola casetta che ha fittato Sandra e..."
L'ho interrotta e le ho chiesto "e lì che farete? Con chi starete? Quanto tempo starete?"
Infastidita è sbottata dicendo "ehi quante domande?! Ma che cos'è un interrogatorio? Che vuoi che faccia, ci divertiremo, finalmente sole e libere, senza voi fidanzati,... sei il solito gelosone... e tu piuttosto che te ne fai di te? Quando vai a Celano?"
"Prima di ferragosto! Come sai avrò da studiare e lavorare, prospettiva che però non mi dispiace affatto. Dopo ferragosto la famiglia si riunirà, verranno infatti anche i miei zii e cugini. Poi, con molta probabilità, accompagnerò mio padre a Roma verso la fine di agosto e spero in quell'occasione di andare a trovare Adriano e Sofia... poi a Napoli, dove spero tu ci sarai..."
Esther ha detto "forse...", mi ha invitato a sedermi vicino a lei.
"Quanto ci manca per Pompei Pietro?"
"Non più di mezz'ora, abbiamo già passato Salerno...".
"Pietro mi penserai?"
"Sempre, Esther, sempre..."
Mi sono affacciato sul corridoio del vagone, ho chiuso le porte, ho tirato le tendine, ci siamo baciati e carezzati fino a Pompei.
Scesi dal treno abbiamo chiesto informazioni circa la Stazione della "vesuviana" per Sorrento, da lì avrebbe proseguito per Massa in pulmann. Alla stazione, denomitata in modo alquanto singolare, Villa dei misteri, i vagoni del treno sono gia sui binari, le ho portato il bagaglio all'interno, poi sono rimassto sul marciapiede a pelo del vagone con Esther appena dentro, l'uno di fronte all'altro, distanziati da appena qualche millimetro. Sono corsi sguardi intensi, senza parole, troppo difficili e troppo scontate.
Esther mi ha dato una carezza; ha detto "mi mancherai..."
"Quanto Esther?"
Non c'è stato tempo per rispondere, il Capostazione ha fischiato, il semaforo ha segnato il verde, le porte si sono chiuse, mi sono scansato, Esther si è appiccicata ai vetri quasi baciandoli, dopo un attimo era lontana. Mi sono ritrovato solo e sconsolato alle due del pomeriggio di una domenica di agosto. Frastornato e vuoto ho sistemato gli occhiali da sole per nascondere piccole lacrime.
Durante il viaggio ho dormito per evitare di fumare e pensare; mi sono svegliato nei pressi di Pisciotta, sudato e in cerca di Esther; ormai non mancava molto per Sapri e ho preferito rimanere affacciato al finestrino in cerca di frescura; il treno in alcuni tratti è transitato non lontano dal mare e sono riuscito a scorgere molti tratti della costa lambiti con Esther. Senso di nostalgia.
A Sapri ho trovato Tonino ad aspettarmi. Con delicatezza mi ha domandato "compà, cumm' t' sient'?"
"Eh!, caro tonino come vuoi che mi senta!?"
Il buon uomo sospirando ha detto "eh!... Piè, tieni ragione... sì innàmmurato!, ma anche Esther, è cotta altrochè... come ti guardava in questi giorni!"
Le parole di Tonino mi hanno rincuorato, non che ne avessi chissà quanto bisogno, però si sa, il distacco tra 'nnàmmurati, crea dubbi e timori...
La sera stessa siamo andati a cenare a Palinuro, da Gerardo, che al nostro arrivo ha fatto grandi accoglienze, preparando ottime pietanze e condendo il tutto, come sempre, di ottimo vino.
Mentre gustavamo il dessert, ananassi svuotati e colmi di gelato e pezzi di frutta, Gerardo si è seduto a tavola vicino a mio padre; gli ha detto ammiccando "dottò, dottò, vostro figlio è venuto qui qualche sera fa... cu nà bella piccerella, ma vi dico proprio bella... dottò, se la mangiava con gli occhi, il nostro Pietro ...", Gerardo ha fattio dei gesti ironici suscitando le ilarità generali, ho riso anc'io.
Mio padre strizzandogli l'occhio ha chiesto allo chef "e lei? La piccerella?"
Gerardo ha allargato le braccia, ha versato del vino, ha detto "eh, lei,... dottò lei... e che vi devo dire? Pietro c'aggià dì? Lei se lo mangiava e beveva il nostro Pietro!", Gerardo è scoppiato a ridere contagiando tutti, ho riso anch'io ma un po' forzatamente, la verità è che sono un tantino permaloso. Ma la vita è fatta così, oggi sei martello e domani sei incudine...; io, grande sfottitore degli amici e dei fratelli, stavolta sono stato al gioco, in fondo, battute a parte, anche Gerardo conferma che Esther è... proprio 'nnàmorata!
Siamo rincasati tardi, mi sento stanchissimo, sono letteralmente crollato sulle lenzuola affondando la testa nel cuscino che emana il profumo della mia Sirena, sono confuso, meglio dormire.
Nei giorni seguenti ho avuto modo di ristabilire con Anna un buon contatto. Anche per Anna il tempo dell'adolescenza fugge via, la vedo intenta a scrollarsi il suo clichè di ragazzina, volitiva nell'affermate la sua personalità, il suo atteggiamento forte e aggressivo non mi sorprende affatto.
E' di circa tre anni più piccola di me, bionda come mammà, ma non riccia come me e Giacomo. Sicuramente è una bella ragazza, di una bellezza classica e regolare, il suo corpo è quello di una donna.
Confesso di essere stato troppo protettivo, e geloso, è bene evitare, trovare i toni giusti e le parole appropriate. Infatti è stato così, mi ha confessato del suo fidanzato, Alfredo, che ha conosciuto al Campo Scouts, e delle le sue trepidanze e il reciproco affetto che sentono. Poi anche Giacomo, messi da parte sfottò e battute, mi ha raccontò di Isabella, mostrandomi una lettera piena di frasi poetiche che sta scrivendole, gli ho dasto qualche piccolo suggerimento che lui ha accettato con entusiasmo, pensa che sia un Casanova, gli lascio quest'illusione.
Mi fanno un casino di tenerezza Anna e Giacomo, anche loro pionieri dell'amore, tra un po' conosceranno i tormenti e le delizie di Eros.
Una sera ho sentito Esther, ma è stata l'unica volta, abbiamo deciso di scriverci piuttosto che telefonarci.
Gli ultimi giorni a Scario son stati sereni, in ogni cosa e in ogni luogo scorgo Esther, e il suo pensiero non m'abbandona mai. Un pensiero tranquillo, anche se appena appena sfiorato dall'ansia.
In fin dei conti è tutto normale...
La federa del cuscino ha perso il profumo di lei, è venuto il giorno della partenza per Celano.